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        MARE

di e con
Francesca Pica

supervisione di Elena Bucci

liberamente tratto da “Donne di mare”, “La danza delle streghe” e “I confini irreali delle Eolie”
di Macrina Marilena Maffei

scenografia e costume di Domenico Latronico
luci di Simona Parisini
sarti Rita Rubino e Marco Serrau
assistente all’allestimento Valerio Pietrovita
progetto tutorato da Le belle bandiere/ col patrocinio morale del Comune di Lipari
col sostegno del Teatro Trastevere

durata: 60 minuti

 
 
SINOSSI

Storie vere di fatti straordinari, successi realmente, documentati. Forse dimenticati.
Se ci credi, esiste.
Una donna fa un sogno, inizia a parlarne e scivola in una notte nera, in una piccola isola, in una piccola spiaggia di sassi, dove una donna incinta aspetta che il marito la raggiunga per poter tirare la rete a terra e recuperare il pescato. Nell’attesa il tempo e lo spazio si dilatano, realtà e fantasia si confondono. Visioni, incontri inaspettati, viaggi e ricordi aprono la possibilità a cose impossibili. Miti, simboli e figure arcaiche, ora amichevoli ora minacciose, svelano le isole Eolie e la loro feroce bellezza, tra storie di majare, pescatrici e serpi con i capelli. Il parto irrompe all’improvviso assottigliando irrimediabilmente il confine tra l’ordinario e lo straordinario, fino a fonderli. 


 

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FOTO DI SCENA

NOTE

 

Talvolta le voci che giungono dal passato hanno un grande fascino non solo perché parlano di un mondo lontano e a noi oscuro, ma anche perché nel momento in cui ci raggiungono, suonano alle nostre orecchie come un oracolo, un riflesso della nostra stessa vita, una divinazione. Quando mi sono imbattuta nei cunti eoliani e soprattutto nelle storie delle pescatrici, nonostante si faccia riferimento ad un tempo molto lontano da noi e ad un microcosmo, l’arcipelago Eoliano, in cui ancora oggi facilmente può sembrare di essere indietro rispetto al presente, ho sentito che mi stavo confrontando con un materiale ancora vivo e vibrante, capace di illuminare e chiarificare il presente e con sprazzi fulminei darmi visione di un possibile futuro. Da qui la curiosità di indagare questa realtà arcaica e primordiale, ricucirla, ricostruirla, immaginarla, avventurandomi nella scoperta di un’odissea al femminile. Man mano che scrivevo e congegnavo l’orizzonte della mia pescatrice mi si è rivelato un mondo in cui la delicatezza e la leggerezza dei culti contrasta una quotidianità cruda e rigida, fatta di grandi fatiche e di continue vessazioni, un mondo in cui è la natura, pietrosa, polverosa e impietosa a fare da padrona. MARE è la storia di un mondo fatto tanto di stenti quanto di mistero, è un gioco di scatole cinesi in cui vita e morte vegliano l’una sull’altra tra le onde, in un eterno presente che muta ogni cosa e la lascia com’è.

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